Un’analisi del sondaggio che increspa la palude

31/07/2010

gruppo di lavoro BAILADOR

Chi sono gli animalisti e i loro simpatizzanti?
In cosa credono?
Sono religiosi o atei?
Cosa pensano delle associazioni?
Per chi votano?
Ritengono necessaria la lotta politica?
Quanti sono i vegetariani e i vegani? Sono in crescita?
E’ in aumento l’attivismo animalista?
Cosa bisogna fare per aiutare di più gli animali?
Perché gli animalisti non sono considerati come meritano?
Cosa pensano della caccia e della sperimentazione?
Vogliono un movimento, un partito o lottare nei partiti esistenti?

Tutte le risposte in http://www.lasaggezzadichirone.org/site/?p=925

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UN’ ANALISI DEL SONDAGGIO CHE INCRESPA LA PALUDE.

Abbiamo cominciato il sondaggio per una ragione molto semplice: nessuno voleva farlo.
Perché? Perché queste cose increspano la palude e mettono a rischio i mille interessi.
Ci avevamo provato tempo fa con due animalisti doc. , ma dopo aver contattato numerose associazioni scoprimmo che non esisteva alcuna volontà di portare avanti un simile progetto.
In ducati sonanti? Non fregava a nessuno. Rimasi allibito. Tutti cercano di capire la natura del proprio popolo (alcune grandi associazioni hanno fatto eccellenti sondaggi sulla caccia) ma nessuno è interessato a ad analizzare cosa pensa la massa di persone attenta alla sofferenza del non umano.

Dopo aver formato il Gruppo di Lavoro Bailador abbiamo messo insieme l’impianto del sondaggio aiutati da un esperto di sondaggi e da un gruppo di attivisti. Abbiamo chiesto ad almeno venti animalisti doc. di formulare le domande. Hanno risposto quasi tutti. Ricevute le risposte siamo partiti in quarta. A cosa puntavamo? Cercavamo di capire se fossero maturi i tempi per costruire qualcosa di nuovo in grado di far valere i diritti degli inermi e degli indifesi nel nostro Paese. Un qualcosa di unificato che potesse superare la deleteria frammentazione dell’animalismo (antispecismo, biocentrismo) nostrano. Cercavamo di capire come muoverci per pesare di più. Puntavamo a capire cosa rappresenta il vasto popolo che difende il non umano, a capire chi siamo, quanti siamo, in che cosa crediamo e che cosa siamo disposti a fare per raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo. Il sondaggio serviva a questo. Luca di Amicicani ci aiutò inserendo il sondaggio nel suo programma. Da aprile a maggio abbiamo ricevuto oltre mille risposte. Il sondaggio lo trovate ciccando qui: http://www.lasaggezzadichirone.org/site/?p=925
Va ricordato – come abbiamo scritto – che questo sondaggio non rappresenta una verità assoluta ma un’idea di quello che pensa il popolo che rispetta il non umano e indica una direzione nuova rispetto a molte idee dell’animalismo (antispecismo, biocentrismo) classico diventate ormai obsolete. Idee difese a morte da alcune sette. Un sondaggio del genere non era mai stato fatto prima, speriamo che sia letto con attenzione e faccia riflettere. E che sia utilizzato da molti senza alcun problema.

Detto questo il sondaggio merita un’analisi, perché lo riteniamo di grande importanza.
La prima cosa che salta all’occhio nella ricerca è questa: le donne sono infinitamente più compassionevoli degli uomini. Il 78% delle risposte giungono da donne e confermano le proiezioni di una precedente ricerca sui vegetariani che dava le donne al 70%. Le donne sembrano più aperte e progressiste degli uomini. Un esempio? Se solo le donne avessero votato Bush non sarebbe stato eletto. Le donne bianche votarono per Gore al 48% contro il 36% degli uomini. Gore non sarebbe stato la soluzione dei problemi universali ma sarebbe stato un presidente infinitamente più attento al massacro della natura e forse avrebbe evitato le guerre in Iraq e in Afghanistan e i susseguenti macelli. Un altro esempio? Le donne hanno votato per Obama al 56% contro il 46% degli uomini. Un balzo del 10%: non una cosa da poco.

La seconda cosa che l’indagine mette in luce è che l’animalismo (antispecismo, biocentrismo ecc…) è giovane. Il sondaggio ci informa che i rispondenti tra i 18 e i 44 anni rappresentano il 43,2% e quelli tra i 65 e i 74 anni solo il 4,9%. Un cosa eccellente.

Colpisce che l’animalismo (antispecismo, biocentrismo ecc…) sia principalmente sostenuto da attivisti di ceto impiegatizio e che la classe operaia sia pesantemente assente. In soldoni? Il proletariato se ne strafotte di animali e foreste. Prendiamone atto. Io che sono di sinistra da una vita l’ho sempre pensato.

Interessante è anche l’alto livello di istruzione dei rispondenti se si considera che il 33,8% è laureato e il 30,5% ha un diploma professionale. Nel calderone animalista (antispecista, biocentrista ecc…) gorgogliano individualità notevoli e nascoste. Quello che ballonzola su internet è frutto di una minoranza sparuta
La gente in grado di cambiare radicalmente le cose non interviene lasciando l’animalismo in mano a dinosauri con una visione settaria basata su anchilosate verità. La gente che non si sente non interviene perché intimorita dal circo Barhum delle cento sette, dei mille interessi e delle mille beghe.
Il mondo silenzioso dell’animalismo è come la materia oscura dell’universo che rappresenta il 96% della realtà ma nessuno la vede. Quello che concede l’apparenza è solo il 4%, il 70% è dark energy assolutamente invisibile.

Un altro dettaglio rivelatore è che il 76,1% dei rispondenti è attivo nella lotta di liberazione animale dai 5 ai 10 anni.

Uno dei grandi punti oscuri che il sondaggio chiarisce è il dilemma del vegetarismo.
La domanda, ripetuta “ad nauseam” è: può un animalista non essere vegetariano o vegano?
Senza entrare nel vivo della discussione che ci lacera, ci macera da decenni riporto la risposta.
Il 37% dei rispondenti è onnivoro, il 54% è vegano e vegetariano e l’8,1% risponde che è altro.
Dio solo sa cosa possa significare “altro” perché se mangi pesce non sei vegetariano.
Latto-ovo vegetariani, latto – vegetariani, ovo – vegetariani sono vegetariani e basta.
Altra cosa i vegani. Non esiste altro: a meno che non ci siano dei crudisti o qualcosa del genere.
E magari esistono: la santità laica non ha limiti.

La domanda sul vegetarismo è connessa a queste due domande:
la lotta della liberazione animale riguarda alcune specie o tutte le specie. La risposta è netta: riguarda tutte le specie (99,9% )
la sperimentazione sugli animali è in qualche caso giustificata?
il 90, 5%, risponde: mai giustificata; sorprende, anzi sconvolge quel 9,1% che in alcuni casi la giustifica.

Interessante è anche la risposta sulla natura della scelta vegetariana: ben il 13% dichiara di essere vegetariano per ragioni salutiste. Un dato che colpisce. Ho sempre pensato che il livello della scelta salutista non raggiungesse il 5%, evidentemente mi sono sbagliato.
Degno di attenzione è il dato sul numero di rispondenti che intendono diventare vegetariani: il 75%; mentre il 25% risponde che non gli interessa assolutamente. Questa risposta mi da un senso di mal di mare, mi confonde, da un cacciatore te l’aspetti ma non da un animalista o da un simpatizzante animalista.
Salvare un cane per poi sgozzare un agnello è una pratica a dir poco sorprendente; ma esistono infinite stanze nel Regno dei Cieli e la mente è multiforme: mai sorprendersi di nulla.

I punti tabù che molti capi delle cento sette hanno sempre evitato di affrontare sono stati principalmente due: il problema religioso e quello politico.

L’indagine concede risposte molto chiare: credente è il 46,4% dei rispondenti, ateo o agnostico è il restante 53,6%. Sorprende l’esiguo numero di buddisti (6,4%) e il grande numero di cattolici (63,4%)
E sorprende anche il notevole numero di cristiani non cattolici: il 19,5%, cioè i protestanti e i cristiani che si sono allontanati dalla Chiesa per l’indifferenza verso la sofferenza animale e per i numerosi scandali riguardanti le ardite finanze e la pedofilia. Devo dire che i cristiani non cattolici hanno ignorato, per non dire boicottato il sondaggio. Non così certi movimenti spirituali come Vita Universale che l’ha diffuso.
Sorprende anche il numero di cattolici che pur rendendosi conto del silenzio della Chiesa davanti alla sofferenza animale frequentano i luoghi di culto: li visitano costantemente il 15,6% e alcune volte all’anno il 57,5%

E passiamo al tabù politico che ha prodotto mail stupefacenti. Fare una domanda del tipo “per chi voti?” ha provocato alcuni interventi come: “attenti a quello che fate! Non sapete in che guaio vi cacciate!” e fesserie del genere. Quasi fossimo la KGB o la CIA. Alla stupidaggine umana non c’è limite. Alcune “madre terese” animaliste saranno misericordiose e sante ma sono allo stesso tempo notevolmente strane. C’è gente che ha paura anche della propria ombra, ma non si difende il non umano con la viltà. Tra i rispondenti votano con regolarità il 65,5%, il 15,6% solo se si sente rappresentato, chi non vota o vota scheda bianca è solo il 10,9% .

E siamo al punto cruciale: per chi votano gli animalisti?

Qui crolla, si frantuma brutalmente l’idea che l’animalismo sia “quasi totalmente di Sinistra”.
L’animalismo è prevalentemente di Sinistra non “quasi totalmente di Sinistra”.
La Sinistra – Centro Sinistra è al 41,3% e la Destra – Centro Destra al 15,7% .
E c’è un 11,8% che fa pensare a frange anarchiche e della Sinistra estrema e a schegge della Destra estrema che non si collocano nel sistema.

Quello che fa riflettere è il voto concesso ai partiti.
Il partito più votato è il Partito Europeo Animalista con il 17%, l’IDV, stracolmo di cacciatori, raccoglie il 10% più dei Verdi che sono al 9,5%. Questo dato fa riflettere sul suicidio perpetrato da questo partito che dovrebbe essere – per logica – il primo partito della lista. I Verdi stanno cambiando ci dicono? Vedremo.
Da notare anche il misero numero di consensi che raccolgono il Centro (2,4) e i grandi partiti.
Il PD raccoglie uno striminzito 5,8, il PDL un abissale 0,8. Amano la caccia e pagano
Tra Vendola e Rifondazione siamo all’11,2% . Forza Nuova – un dato che sorprende – raccoglie più di UDC, PDL e API messi insieme. La Lega che raccoglie più del PD ( 6,7%): manterrà questo alto consenso dopo essere stata la forza trainante dell’infame, impudente “caccia non limits”?

Un dettaglio rivelatore è il 17% concesso a un partito animalista europeo. Questo dato fa riflettere: c’è un desiderio per una forza autenticamente animalista – ambientalista europea che scenda in campo.

Queste domande sulla politica sono correlate con quelle che riguardano il “come contare di più politicamente”. Dobbiamo contare di più politicamente?
I rispondenti danno una risposta affermativa in maniera plebiscitaria (92,2%) con due interpretazioni al quesito. Chi risponde che non è necessario trovare uno sbocco politico e “che tutto va bene come adesso” è un misero 2,4%. Con questo dato sono serviti i capi carismatici di alcune sette che da anni sostengono la tesi dell’inutilità della politica. La politica farà orrore – specialmente nel nostro Paese – ma lasciarla nelle mani dei cacciatori e gente del genere porta alle proposte e agli emendamenti della “caccia no limits” che permettono il massacro di decine di migliaia di animali. Decide, sfortunatamente, la politica non la rete. La rete è essenziale ma le leggi le fanno in parlamento. Decidono i deputati votati dal popolo, che è l’autentico colpevole perché sceglie. Il popolo sceglie ed è responsabile di quello che accade e se ha dato il potere a chi l’ha dato perché sorprendersi dell’orrore della “caccia no limits”? La politica conosce solo la forza dei voti che perde non la persuasione. La politica è brutale – e spesso odiosa – e si combatte con un fronte unitario in grado di muovere voti. In grado di fare male. Il resto è poesia. Se affronti la forza delle lobby con la frammentazione e il tricche & ballacche delle prefiche non vai lontano.

La domanda susseguente è connessa al blocco delle domande precedenti: vanno utilizzati tutti i mezzi incluso quello politico, la lotta va intensificata?
Risponde affermativamente il 96,2% dei rispondenti. Ed è una risposta ovvia e massiccia.

E arrivano al punto dolens: cosa fare?
La risposta è lapidare: il 49,8% pensa che formare un partito animalista o un movimento che può trasformarsi in un partito siano cose auspicabili . Il 10% è per una lobby e sorprendentemente, dato il fallimento totale dell’entrismo, il 36,4% dei rispondenti è favorevole a lottare all’interno dei partiti.
Il disastro dell’indifferenza politica davanti ai massacri del non umano non ha insegnato nulla.
A questo 36,4% dei rispondenti chiederei: quanti sono tra i 630 deputati e i 315 senatori
attenti al problema della sofferenza del non umano in maniera “adeguata”, non superficiale o per comodo?
Quanti? Trenta in tutto tra senatori e deputati? Diciamo il 3,2%? E a cosa è servito l’entrismo se
gli eletti del popolo hanno tentato di portare a compimento l’infamia della “caccia no limits”?
Aver passato decenni a cercar di convincere questa classe politica che vi ignora, vi umilia, vi disprezza a cosa vi ha portato? Cosa?

Questo tema è correlato, per deduzione logica, alla domanda che segue: saresti pronto ad aiutare un movimento o un partito nascente? Il 56,4 % risponde affermativamente, il 38,6 dubita dell’iniziativa e non ha torto: potrebbe nascere l’ennesima setta. Ma qualcosa va tentato. Questo lo chiedono in molti
Questa risposta è connessa al numero di persone che fanno volontariato che è oltre il 50% dei rispondenti.

E passiamo all’associazionismo. Funziona l’associazionismo o non funziona?
La prima domanda riguarda la crescita dell’attivismo animalista – antispecista
Sta crescendo? Il 65% risponde che è in aumento, il 28,5 % risponde che è stabile
La gente abbandona l’animalismo? Risponde affermativamente il 67,4%
E a che cosa è dovuto l’abbandono della lotta da parte degli attivisti?

All’incapacità del mondo animalista di farsi valere e raggiungere gli obiettivi che si prefigge 12,8%
Alla collusione da parte delle associazioni con interessi estranei alla causa animalista 19,6%
Alla disperazione che si prova perché non ci sente aiutati e non si riescono a fare passi avanti 30,4%
Al forte tasso di litigiosità e alla conseguente incapacità di darsi una identità soddisfacente 22,3%
Alla troppa impazienza dei militanti 3,4%
Alla scarsa preparazione filosofico – scientifica dei militanti 5,9%
Altro 5,6%

Questi dati vanno assimilati e analizzati. E le risposte sono correlate alle seguenti domande:
ritenete l’associazionismo burocratizzato e perdente?
Risponde affermativamente il 14,3%, parzialmente il 62,7 %
Aiutano le grandi associazioni le minori? Poco o niente ( 79,3%)
Influenzano le piccole associazioni le grandi? Si il 14,1% , no il 35%.
Il grado di disapprovazione verso l’associazionismo è pesante.

E la caccia la giustificano i rispondenti?
La giustifica in alcuni casi il 9,1%: una cifra stupefacente. Direi quasi assurda.
Ma va abolita la caccia? Il 90,5 % risponde affermativamente; il 7,8% la vuole limitata; lo 0,5% la vuol mantenere come è praticata ora. E la caccia no limits? Hanno fatto abbastanza le associazioni per contestare gli emendamenti infami? Il 31,9% risponde no, il 55,7% le giustifica in varie maniere.

Sui temi riguardanti le leggi e le istituzioni?
Il 95.4% ritiene le leggi attuali contro i maltrattamenti verso gli animali non adeguate
Il 95,9% ritiene che il numero di guardie zoofile debba aumentare
Il 96,2% non ha fiducia nelle ASL e vorrebbe togliergli l’eccessivo potere che gestiscono.

Da che parte d’Italia hanno risposto al sondaggio?
Dal Nord sono giunte il 45,8% delle risposte, dal Centro il 37%, dal Sud il 9,4%, dalle Isole il 4,2%.
I dati, tristemente, si commentano da soli. Moltissime le risposte giunte da Roma e Milano.

Un ultimo dato è rivelatore sul tipo di lotta auspicato da rispondenti per fronteggiare la violenza verso il
non umano. Altro tabù per molti capi setta. Alla domanda: davanti all’indifferenza nei confronti della sofferenza degli animali ritenete giustificato il boicottaggio turistico e dei prodotti? Sintetizziamo: è giusto dire ai turisti internazionali di non venire a fare le vacanze nel nostro Paese perché noi italiani commettiamo atrocità verso gli animali? Un massiccio 87,7% risponde di ritenere giustificata e doverosa la lotta basata sul boicottaggio turistico o dei prodotti, il 9,5% la ritiene giustificata solo in casi gravi e specifici 9,5. Non giustificata la considera solo il 2,8% dei rispondenti.

Personalmente penso che il boicottaggio turistico andrebbe esteso al Giappone, all’Islanda e alla Norvegia per quello che fanno alle balene, al Canada per quello che fa alle foche, alla Spagna per l’infamia della corrida e delle perreras e a noi per quello che facciamo ai randagi.

L’87% risponde affermativamente e sorprende: le cose nel nostro mondo cambiano rapidamente e solo certe persone non se ne accorgono.

Paolo Ricci

www.lasaggezzadichirone.org
31. 07.10

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